Non vogliamo sventolare la bandiera della vittoria per aver raggiunto la maggioranza del NO al referendum. Il referendum è stata una mossa di legittima difesa a cui ci ha costretto la dirigenza della SVP. Il treno di quelli che lottano per più democrazia, e che la legge della SVP avrebbe condotto in un vicolo cieco, ha fatto una fermata. Ora bisogna condurlo sul binario giusto, verso diritti di partecipazione civica effettivi e ben applicabili. Negli ultimi anni la SVP ha sempre parlato di dialogo con tutte le forze politiche, ma senza praticarlo. Ora noi puntiamo su colloqui corretti e fruttuosi.
  
In termini assoluti la partecipazione al voto è stata bassa. Ma considerando le condizioni in cui il referendum è avvenuto non è poi male. Certo non è un buon segno se questo risultato è valutato negativamente, per la bassa partecipazione, proprio da coloro che ne sono i principali responsabili: responsabili di aver reso necessario il referendum, responsabili per il momento sfavorevole, per la mancanza di un dibattito pubblico sul tema, e infine anche per la carente informazione istituzionale. Se quel che si voleva era una bassa affluenza, per averla si è fatto tutto il possibile. La media internazionale per la partecipazione a referendum oscilla fra il 30 e il 40%. Dunque col 26,4% siamo solo poco al di sotto. Ed è stata sufficientemente diffusa l’informazione che questa volta avrebbe deciso chi avrebbe votato, senza quorum. Perciò ha votato solo il 26,4%, ma ha deciso il 100% degli aventi diritto. Il restante 73,6% ha deciso di astenersi: cioè essi hanno deciso che i propri concittadini e concittadine dovessero decidere anche per loro.


 
Il popolo ha bocciato la legge della SVP sulla partecipazione civica. Certamente non per le disposizioni positive che contiene, come la rinuncia al quorum e la possibilità di tenere referendum su delibere della Giunta provinciale. Il motivo è la fatica di Sisifo, gli ostacoli immensi che avrebbe imposto a cittadine e cittadini per arrivare al voto; e il fatto che se anche i cittadini avessero provato a superare quegli ostacoli, la legge avrebbe permesso alla maggioranza politica d’impedire i referendum. Tutto quel che la legge aveva di buono, e che la dirigenza della SVP nella propria propaganda ha sempre richiamato, noi cittadine e cittadini l’abbiamo ottenuto in molti anni di duro impegno e col referendum del 2009. Su questo non si torna indietro. D’altra parte, tutto quello con cui si è finora cercato d’ostacolare e d’impedire la partecipazione civica non è più proponibile.
 
Sui banchi di consigliere e consiglieri provinciali, l’iniziativa popolare sulla legge migliore per la democrazia diretta aspetta la trattazione. L’abbiamo ripresentata in Consiglio provinciale con quasi 18.000 firme. Crediamo di esserci ormai guadagnati una legittimità sufficiente a fare del nostro disegno di legge la base della nuova regolamentazione.




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