È mancato il sostegno necessario alle due proposte di legge di iniziativa popolare
Il loro fallimento conferma che sono state oltremodo giustificate e necessarie!

 

L'Iniziativa per più democrazia comunica che questa volta non è stato possibile raccogliere le 8.000 firme richieste per le due proposte di legge di iniziativa popolare. Con le due proposte si volevano presentare al Consiglio provinciale le misure da prendere per una democrazia diretta più semplice e meglio praticabile e per il diritto di riformare le regole democratiche anche col voto popolare.

Le ragioni dell'insuccesso si possono indicare nel fatto di aver dovuto lanciare le proposte nel momento più sfavorevole, con le elezioni parlamentari anticipate annunciate poco dopo il lancio delle proposte e nel fatto che i cittadini hanno attualmente altre grosse preoccupazioni. Inoltre le condizioni per la raccolta delle firme sono state rese questa volta molto più difficili dall'amministrazione provinciale, limitando la cerchia degli autenticatori. E poi il numero richiesto di 8.000 firme è decisamente troppo alto per quella che di fatto è solo una petizione di massa. Infine è mancata quasi totalmente l’informazione da parte dei media tradizionali. Malgrado questo insuccesso, continueremo a perseguire la strada verso una vera democrazia dei cittadini. Le elezioni provinciali del 2023 saranno decisive. Un sentito ringraziamento a tutti che anche questa volta hanno dato del loro meglio per l'iniziativa.

Le ragioni dell’insuccesso delle due proposte di legge di iniziativa popolare nel dettaglio

I promotori non hanno potuto scegliere un momento più opportuno.
Le firme per salvare il referendum erano appena state raccolte con grande sforzo di tutti gli attivisti, referendum che è stato vinto il 29 maggio 2022 con l'impegno di moltissime persone. L’obiettivo delle due nuove proposte di legge di iniziativa popolare era di impegnare ancora in questa legislatura il Consiglio provinciale, spingendolo ad eliminare finalmente tutte le carenze che negli ultimi anni hanno reso difficile o addirittura impossibile l'utilizzo degli strumenti di democrazia diretta e partecipativi. Per rispettare i termini stabiliti per legge si sono dovute avviare le proposte di legge in piena estate. Poco dopo il lancio delle proposte e imprevedibilmente sono state indette le elezioni politiche anticipate. Questo ha limitato l’aiuto di quei partiti che erano pronti a sostenere le proposte. E poi per molti cittadini, in questo periodo, sono state altre le preoccupazioni in primo piano: la guerra in Europa, la crisi energetica e l'aumento dell'inflazione, una situazione che ha accelerato ulteriormente il processo di smantellamento delle aspettative politiche in atto da tempo. Le conseguenze si sono fatte sentire anche nelle elezioni politiche.

È stato reso ancora più difficile sostenere le proposte di legge di iniziativa popolare.

A differenza della raccolta firme per il referendum del 29 maggio, questa volta era possibile firmare solo nel proprio comune di residenza. Chi lavora come pendolare ha così avuto grosse difficoltà a firmare. La cerchia degli aventi diritto ad autenticare le firme è stata volutamente ristretta. E non siamo riusciti a compensare tutti questi ostacoli con una raccolta intensiva per le strade. Inoltre il nuovo regolamento prevede che per la raccolta delle firme nei mercati è necessario ottenere l'autorizzazione della commissione comunale, che difficilmente viene concessa.

I media tradizionali non hanno dato quasi nessuna informazione sulle proposte di legge di iniziativa popolare.
Un'informazione decente e un confronto pubblico delle posizioni, come è stato possibile per il referendum sul referendum del 29 maggio, avrebbero cambiato radicalmente la situazione. Probabilmente ha influito anche l'uso molto superficiale dei media online, in quanto questa volta è stato necessario mettere a disposizione sul nostro sito web un'informazione un po' più ampia sulle proposte di legge e la mole di informazioni ha fatto sì che molte persone non avessero ben chiara la posta in gioco.


Per una proposta di legge di iniziativa popolare è necessario raccogliere 8.000 firme autenticate, anche se essa non è altro che una petizione di massa. La legge regionale, invece, richiede 2.000 (duemila!) firme per una proposta di legge di iniziativa popolare regionale limitata a una sola provincia. Per ottenere il referendum confermativo, come svolto il 29 maggio maggio, è necessario lo stesso numero di firme, 8.000, ed è lo stesso inizialmente previsto nel progetto di legge 22/2018 anche per il referendum propositivo, innalzato poi a 13.000 nella trattazione finale in aula. Tuttavia, c'è un'enorme differenza tra una proposta di legge di iniziativa popolare e un referendum. E nonostante ciò, per entrambi viene richiesto lo stesso numero di firme. Magdalena Amhof, consigliera provinciale, responsabile dell'attuale legge sulla democrazia diretta, spiega così questa discrepanza: "Perché volevamo mantenere la legge il più semplice possibile per i cittadini, cioè senza grandi differenziazioni“.

Pertanto, la questione centrale dell'esito di queste due proposte è la qualità del lavoro della maggioranza di governo locale. Per alcuni si presenta come un incredibile pasticcio, per altri come una furba opera di impedimento fatta nel modo più impercettibile possibile, appunto con una apparente democrazia diretta che però in pratica non funziona. Fortunatamente i cittadini avranno da decidere su questo tipo di lavoro politico tra meno di un anno.

I promotori invitano i cittadini a essere vigili. Anche da noi la democrazia non è scontata. Non viene smantellata con un colpo di mano, anche se il tentativo di abolire il referendum ci è andato vicino. Basta lasciare che non funzioni in parti essenziali, con tante piccole azioni difficilmente percepibili pubblicamente o semplicemente non apportare gli adeguamenti necessari, come la raccolta firme online, necessarie in condizioni mutate.

Con la sua strategia di impedimento, la maggioranza di governo locale costringe l'Iniziativa per più democrazia a intraprendere la strada parlamentare per rendere finalmente praticabile la democrazia diretta.

Continua il cammino verso una democrazia dei cittadini.

 

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